Avete appena adottato un cane dal canile o da un’associazione di rescue o di volontariato.
Quando il nuovo membro della famiglia arriva a casa, possono cominciare i guai. A volte cominciano subito, ma più spesso le problematiche (sia del cane, sia della relazione con la nuova famiglia) si manifestano dopo qualche giorno, una volta che il cane si è parzialmente ambientato. Abbaia incessantemente. Distruttività. Pipì ovunque. A volte va anche peggio: minacce, aggressioni…e la partita finisce sempre con lo stesso sconfitto: il cane, che viene “restituito” o abbandonato nuovamente, vivendo per l’ennesima volta il trauma della separazione. Molte volte le cose sarebbero “recuperabili” se la nuova famiglia evitasse di commettere (per lo più in buona fede) alcuni errori molto comuni, che a noi sembrano banali ed ovvi, ma che possono precludere un buon rapporto con il nuovo arrivato.
Ecco i dieci errori più comuni che si commettono quando si adotta un cane:
- Pretendere tutto e subito. Molte volte i proprietari rimangono frustrati dal fatto che il cane “non sa fare questo e quello”, non sappia sporcare fuori, non sappia stare buono quando la famiglia è tavola, non torni al richiamo etc etc. Il nuovo arrivato, insomma, mette in atto i comportamenti e le strategie che in passato per lui hanno funzionato. Può cambiarle? Assolutamente sì. Può avvenire dall’oggi al domani? NO. Ci vogliono giorni, direi settimane, molto più spesso mesi. Non si devono avere aspettative non realistiche e occorre dare al cane tutto il tempo che gli serve per essere emotivamente pronto a relazionarsi con noi.
- Aspettarsi gratitudine e riconoscenza. Chiariamoci: per il cane la nuova famiglia non rappresenta nulla (almeno appena arrivato). Si tratta di persone estranee, con le quali occorreranno mesi per instaurare un rapporto di fiducia. Il cane non parla, non legge facebook, è sì consapevole dei contesti in cui si trova, ma non può capirne la concatenazione concettuale. In altre parole il cane non sa che esistono associazioni di volontariato. Non sa che la sua foto è stata messa in rete. Non può speculare su quale avrebbe potuto essere la sua sorte se non fosse stato adottato. Non sa nemmeno che gli avete salvato la vita. Non sa e non può sapere tutte queste cose. Per lui voi oggi ci siete e non sa se ci sarete domani (specie per cani che hanno vissuto diversi abbandoni). Quindi aspettarsi da lui riconoscenza o gratitudine, della serie “piccolo ingrato, ti ho persino salvato dal canile e mi fai pipì in casa 10 volte al giorno!” è assolutamente fuori luogo e pericoloso. Se ci si pone in quest’ottica si taglia ogni possibile legame empatico e la relazione è destinata a deteriorarsi. La “ricompensa” non è la nostra felicità. E’ la sua.
- Sottoporre il cane al tour degli ospiti. Per i motivi sopracitati…se voi stessi siete ancora degli estranei (anche se apparentemente amichevoli) con il nuovo arrivato…cosa potrà pensare delle orde di sconosciuti che varcano ogni giorno la porta per andare a mettergli le mani addosso? Il rischio grande è pensare che il cane gradisca sempre e comunque il contatto con estranei, magari ipotizzando che se non “ringhia” allora va tutto bene. Ovviamente non è così: il cane può anche essere troppo terrorizzato per provare a reagire e subirebbe le visite dei vostri ospiti senza poter fiatare. Si comincia proprio da qui a costruire il rapporto di fiducia: tutelando il cane da esperienze che non può scegliere se vivere o no. Quindi, almeno per le prime settimane…niente tour degli ospiti.
- Isolare il cane. Che il cane sia un animale sociale lo sappiamo tutti, ma spesso molta gente pensa che “essere sociale” voglia dire “deve essere sociale quando lo decido io”. Quindi il povero cane viene costretto a visite forzate degli ospiti, a traumatizzanti viaggi al centro commerciale…ma poi, ad esempio, viene messo a dormire in cantina. “Ho capito la socialità, ma in camera non dormi”. Con un cane che viene dal canile o che viene da un rescue questo è un ottimo modo per confermare la sue credenze più limitanti: “non posso fidarmi di loro. Non sono accettato. Sono altro da loro. Non faccio parte di loro”.
- Non dare importanza al fatto che non si sa nulla del passato del cane. Ci sono cani di cui si sa tutto (rarissimi)…e cani di cui non si sa nulla (quasi tutti). Dare per scontato il passato di un cane significa calpestare la sua individualità, ignorarla, asserire che “non importa, da oggi gira così”. No. Da oggi non gira così. Da oggi lavoreremo insieme per provare insieme a farla girare così, ammettendo con grande umiltà che della tua storia di cane e delle motivazioni che ti spingono a certi comportamenti non so pressoché nulla.
- Portare immediatamente il cane in area cani pubblica. Dei miei dubbi sulle aree cani ho già parlato in questo articolo: “Aree cani: la roulette russa della socializzazione”. Sono luoghi dove può succedere (e di fatto succede) di tutto. Cani che giocano. Cani preoccupati. Cani che non hanno scelto di essere lì. Cani che si infastidiscono. Cani che litigano. Cani che mordono. Cani che uccidono. Io non ci porterei sicuramente il mio cane (che è con me da quando aveva due mesi). Figuriamoci un cane che non conosco e che è appena arrivato. Non mi conosce, è spaesato, non ha ancora fiducia in me (e ribadisco: occorreranno mesi per costruirla) e io lo getto nella mischia di un gruppo di cani che potrebbero magari anche piacergli…ma che potrebbero benissimo preoccuparlo. O impaurirlo. O aggredirlo. In palio c’è la vostra relazione e la fiducia che lui nutrirà in voi un domani. Vorreste giocarvela alla sorte così?
- Pensare che “basti l’ammore”. Amare il proprio cane è indispensabile e la dò come base di partenza scontata. Ma non basta. Pazienza. Umiltà. Empatia. Voglia di mettersi in discussione. Disponibilità di tempo. Tolleranza. E molto altro ancora. L’ Amore non basta.
- Pensare che siccome si hanno già avuto altri cani in passato, allora si saprà gestire anche questo. Abbiamo appena detto che non sappiamo nulla del passato del cane e che serve umiltà. Ogni cane è diverso dall’altro, sono creature uniche e irripetibili. Asserire che “siccome ho già avuto altri cani allora lo saprò sicuramente gestire” è come dire che “siccome sono stato sposato in passato allora sarà sicuramente un buon marito”. Questa è una nuova avventura. Occorre svuotare la tazza da quello che si pensa di sapere, in modo che sia pronta per accogliere tutta l’individualità di questo nuovo membro della famiglia senza pregiudizi.
- Non affidarsi immediatamente ad un bravo educatore cinofilo. Pensare che “finché va tutto bene non chiamo un educatore cinofilo” significa, nuovamente, ignorare quanto sia importante il passato e l’individualità del cane. Si rischia un po’ di commettere l’errore di chi non va mai a farsi fare un controllo dal dentista, aspettando che i denti facciano male. Un educatore cinofilo preparato sa (o dovrebbe saper) leggere il cane e darvi indicazioni preziose sulla sua personalità e il percorso da fare insieme. Prima avrete questa valutazione e meglio sarà per il cane e per voi.
- Non darsi il tempo di conoscersi. Non ci si conosce con il nuovo arrivato. E non bastano mesi per conoscersi reciprocamente. Kira riesce a stupirmi ancora oggi, dopo due anni di convivenza quotidiana. Non traete subito conclusioni affrettate, non aspettatevi che il nuovo arrivato “sappia già” chi siete. Datevi il tempo di scoprirvi e conoscervi. Quanto ci vuole? Ci vorrà tutta la vita e probabilmente non basterà quella. Ma diciamo che darsi alcuni mesi di rodaggio per conoscersi, senza avere troppe aspettative, è un buon inizio.
Namasté!
Fonte: Marco Benini